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Venerdì, 08 Aprile 2016 23:25

San Giorgio, Varenna (LC)

Restauro e risanamento conservativo degli affreschi del presbiterio e della controfacciata

26/03/2014 – 01/07/2014:  Cappella del Crocifisso

06/02/2015 – 15/04/2015

 

Benché nessuna notizia certa sia disponibile sulle origini della chiesa, un primo documento storico ne certifica l’esistenza nel 1313.

Con una importante campagna lavori nel triennio 1956-59 sono affiorate nella navata centrale delle tracce ascrivibili al periodo tra la fine del XII secolo e gli inizi del successivo. La struttura attuale sembrerebbe invece riflettere le caratteristiche delle chiese a sala di fine Duecento. La dedica al martire cristiano, che si era  rifiutato di venerare gli dei romani, parla di un culto diffuso nel Medioevo per questo santo e soldato valoroso, leggendario protettore dei cavalieri e dei crociati. L’iconografia tradizionale lo raffigura solitamente a cavallo e armato di lancia nell’atto di uccidere un drago, assunto a simbolo del trionfo del cristianesimo sulle forze del Male.

L’austera facciata lapidea, affiancata a destra da un massiccio campanile eretto nel 1653 a sostituzione dell’originale, presenta a fianco del portale centrale un affresco risalente alla fase decorativa iniziale tra Duecento e Trecento e raffigurante un altro santo martire, san Cristoforo. Due contrafforti delimitano, fino all’altezza della grande porta principale, la porzione centrale delle tre navate che costituiscono la struttura dell’edificio; pressoché al centro di tale mediana suddivisione si colloca un ampio oculo strombato trecentesco, al di sopra del quale una più piccola apertura a croce è stata ricavata dalla muratura. Le due sezioni corrispondenti alle navate laterali, più basse, sono occupate ciascuna da una porta di accesso e da una monofora, anch’essa strombata.

L’interno, notevole come testimonianza di un’architettura romanico-gotica, che sopravvive nonostante le invasive modifiche occorse e apportate nel tempo, conserva comunque una sua viva e ricca semplicità grazie alla tripartizione dello spazio e delle absidi, grazie ai giochi di pilastri, archi, aperture e grazie alle decorazioni e alle opere d’arte (anche provenienti da altre chiese) che qui hanno trovato ricetto.

L’altare maggiore in marmo, ad esempio, risalente al 1750, è sovrastato da un pregevole Polittico di san Giorgio, realizzato nel 1467 da Giovanni Pietro Brentani, che raffigura al centro la Madonna col Bambino, San Pietro Martire a sinistra e San Giorgio a destra, oltre ad altri Santi.

Dall’arco che separa l’abside principale dalla navata domina, sospeso, un ammirevole Crocifisso ligneo di scuola lombarda del secolo XVI, mentre sulle due colonne alla sua base si segnalano due affreschi trecenteschi che rappresentano, a sinistra, una santa coronata con una rosa in mano (forse la regina Teodolinda) e, a destra, un sommo pontefice (verosimilmente papa Gregorio Magno).

L’abside destra si distingue per i pregevoli affreschi tardoromanici che decorano la parete di fondo: a sinistra di una finestrella rettangolare tamponata sono ritratte tre figure identificabili con  san Giovanni Battista, un Santo vescovo e san Giorgio, sovrastate dalla base di un'altra quadratura e precedute da un frammento (sopra il troncone di volta) con i piedi di un altro personaggio, a un livello inferiore rispetto alla parte principale della composizione; a destra invece, si possono individuare san Bernardo e santa Maria Maddalena tra alcune figure femminili.

I resti di una rappresentazione dell’Inferno affrescata sulla controfacciata a fianco del portale maggiore risalirebbero invece alla prima fase decorativa tra Due e Trecento.

L’attuale aspetto della chiesa risente in modo particolare dell’ampio intervento di restauro condotto nel 1957 sotto la direzione di Antonio Balbiani.

 

Restauro facciata e campanile - Superfici e decorazioni materiale lapideo

Albano Laziale (RO)

14/04/2008-19/09/2008

 

La basilica di San Giovanni Battista e San Pancrazio sorge lì ove l’imperatore Costantino fece edificare una basilica, poi distrutta da un incendio tra il VIII e il XI sec.; a seguito di tale accadimento fu necessario innalzare una nuova chiesa.

Il monumento fu oggetto nel corso dei secoli di numerosi interventi che introdussero modifiche importanti al suo impianto le quali portarono il tempio ad assumere l’attuale conformazione. In particolare è indispensabile ricordare la costruzione nel 1772 dell’odierna facciata, voluta dal Cardinale Fabrizio Paolucci e progettata dall'architetto Carlo Buratti. Inoltre va citata la lunga campagna di restauri che prese il via nel 1913 e che proseguì per più di 10 lustri.

Al giorno d’oggi la facciata si presenta costituita da lastre di peperino separate con regolar cadenza da elementi in travertino. Quest’ultimo è stato utilizzato anche per la realizzazione dei capitelli, degli stemmi e delle altre raffinate decorazioni in aggetto che ornano la faccia frontale. All’apice è sita una croce ferrea posta su un basamento racchiuso da lastre di peperino.

Le due estremità laterali sono arretrate rispetto al piano principale del fronte. In queste parti, come nel caso della fascia bassa del campanile, il materiale fu lavorato a bugnato; entrambe le zone sono state successivamente dipinte di bianco nel 2000.

Al centro della facciata era sita in passato una finestra successivamente tamponata e riproposta ad affresco: dai saggi effettuati prima dei restauri sono emerse tre differenti stratificazioni cromatiche al di sotto quella a vista la quale, seppur dilavata, oscurava tracce ancora presenti delle precedenti decorazioni.

 

Venerdì, 08 Aprile 2016 13:39

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (MI)

Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne della chiesa dei Santi Faustino e Giovita
(Affreschi, decorazioni, dipinti murali, intonaci, stucchi, lapidei)

 

Lambrate,  loc. Ortica (MI)
02/07/2008 – 30/08/2010

 14/09/2015  - 29/01/2016   

 

 

Gli studi storiografici più autorevoli sostengono che in luogo dell’attuale tempio esisteva un sacello risalente ad un periodo compreso tra il IX secolo ed il XI secolo. La chiesa dei Santi Faustino e Giovita fu consacrata la prima volta nell’anno 1370. A seguito di grandi lavori di rinnovo vi fu una seconda consacrazione avvenuta nell’anno 1519.

L’edificio attualmente si presenta composto da un’unica navata centrale sulla quale si aprono due cappelle laterali ed un articolato presbiterio. La cappella sita, rispetto all’entrata, sul lato sinistro della navata è dedicata alla Madonna delle Grazie, esistente almeno sin dal 1641, mentre quella collocata sul fianco destro è dedicata a S. Giuseppe,  il quale è rappresentato in tre tele che, insieme a raffinate decorazioni in stucco, ornano il vano.

Il presbiterio si configura invece come una complessa struttura costituita da anditi tra loro collegati da archi; questo ben congegnato insieme di spazi culmina in un abside di dimensioni palesemente ridotte rispetto all’estensione del corpo centrale.

A sinistra del presbiterio è ubicata la porta d’ingresso alla sacrestia. Questa stanza con ogni probabilità era originariamente formata da due ambienti distinti così come suggerito dalla presenza di due volte separate e di un architrave centrale: le ricerche storiografiche più attendibili hanno trovato traccia documentale dell’esistenza, almeno fino al 1582 data dell’ultima citazione all’interno dei resoconti delle visite pastorali, di una cappella esterna dotata di un altare dedicato alla Santa Trinità e decorata da pitture in volta; la tesi più diffusa ipotizza che tale spazio andò successivamente a far parte della sacrestia. Attualmente le volte composite sono ornate con decorazioni a grottesche mentre le lunette riportano al loro interno raffigurazioni a mezzobusto di Santi sia femminili che maschili; queste rappresentazioni di santi furono scoperte sotto uno strato di scialbo dall’abate Giuseppe Caselli nel 1827.

Antecedentemente ai recenti lavori di restauro erano individuabili tre distinte fasi decorative: la prima includente gli affreschi cinquecenteschi presenti sulle lunette, sulle volte e sulla parete destra della sacrestia, la seconda comprendente i dipinti settecenteschi della volta a botte della navata e della metà apicale dell’arco trionfale, e la terza consistente nelle molteplici tinteggiature stese durante gli ultimi decenni sulle restanti superfici. Da queste campagne decorative si differenziavano due dipinti. La rappresentazione dell’Hecce Homo la quale, con ogni probabilità staccata a massello dall’abside durante l’ampliamento della stessa avvenuto nei primi anni del XVII secolo in contemporanea con la presenza nel tempio lambratese dei Fiamminghini, fu poi inserita nella parete destra della navata. L’affresco della Madonna delle Grazie, la cui realizzazione è collocata dagli studi storiografici più credibili tra la fine del dodicesimo secolo e l’inizio del tredicesimo, fu staccato a massello con ogni probabilità dalla parete sinistra della navata in occasione della coeva costruzione della cappella dedicata alla Beata Vergine, citata per la prima volta nel 1641, in cui poi venne posizionato; il dipinto venne nuovamente interessato negli anni ’60-’70 del novecento da un ulteriore stacco, riuscito solo in parte sì da avere talune zone rimosse a strappo, la cui realizzazione fu possibile in quanto l’effige della Madonna con Bambino fu eseguito su un intonaco di circa 3-4 mm sopra ad un precedente apparato pittorico formato da scritte ed elementi decorativi significativi messi in luce durante tale intervento. L’affresco fu poi ricollocato nel medesimo luogo, previa formazione di una cornice liscia in leggero rilievo.

 

Giovedì, 07 Aprile 2016 17:45

San Pietro al Monte, Civate (LC)

Restauro delle superfici interne ed esterne. Affreschi ed intonaci romanici

Civate (LC)
01/07/1976 – in corso

-I differenti lavori di restauro si sono svolti a più riprese nel corso degli anni, ed hanno interessato le facciate esterne, l'intero apparato di stucchi ed affreschi, e gli intonaci dell'intero Complesso Abbaziale

 

Un’antica leggenda colloca la costruzione del complesso monumentale nell’impero longobardo per opera del re Desiderio, il quale, a seguito della guarigione miracolosa del figlio Adelchi dalla cecità, fece erigere un complesso monastico sul luogo dell’evento in segno di riconoscenza e gratitudine.

L'attuale edificio, collocabile nel secolo XI, è il risultato di trasformazioni già presenti nel periodo ottoniano.

Oggi la presenza di un monastero attorno all’edificio sacro risulta molto discussa e dibattuta tra gli storici ed i critici d’arte del nostro secolo, tuttavia attorno alla chiesa rimangono tracce e resti di murature antiche anche se non tutte risalenti all’epoca medievale. Nell’interno del monumento si conserva invece un interessante apparato pittorico e decorativo romanico, conservato nella sua completezza nelle parti dell’endonartece, del ciborio e nella balaustra in stucco di chiusura della scala cui si accede alla sottostante cripta, anch’essa con affreschi e stucchi romanici.

 

Oggetto di alcuni interventi durante i secoli, il parziale abbandono ha comportato un numero minore di modifiche e stravolgimenti legati al mutare dei gusti artistici ed alle necessità liturgiche, permettendone la buona conservazione che ci consente di apprezzare tuttora la bellezza e la ricchezza iconografica, che trasformano la presente chiesa in uno dei monumenti storico artistici più importanti del nostro paese.

Mercoledì, 06 Aprile 2016 06:36

Battistero di San Giovanni Battista (VA)

Restauro delle superfici interne del Battistero di San Giovanni Battista

Varese
01/01/2011 – 30/08/2012

 

Il Battistero si presenta all’esterno come un’elevata struttura a forma di parallelepipedo – sobria e compatta, ma anomala per questo tipo di edificio.

Le pareti sono impreziosite da una serie di interessanti affreschi che abbracciano il periodo compreso tra gli albori del Trecento e la fine del Quattrocento, fatta eccezione per la cinquecentesca Pala d’Altare, alcune porzioni di decorazioni settecentesche nel matroneo e alcuni frammenti tardoromanici nella parete sud dell’aula. Emerge tra gli altri il notevole contributo del Maestro della Tomba Fissiraga. La complessità dell’apparato decorativo è strettamente correlata all’evoluzione nel tempo del contesto sociale. Nonostante il Battistero di San Giovanni Battista presenti oggi un aspetto tardo duecentesco, le sue origini datano all’alto Medioevo.

Se la più antica attestazione dell’esistenza della Ecclesia di Varese risale al giugno 922 e se un atto notarile del 1049 certifica la presenza di un palazzo arcivescovile, è del 1061 il primo documento in cui viene direttamente citata la struttura battesimale.

La ricostruzione dell’edifico nell’assetto attuale ebbe inizio probabilmente tra la fine del XII e gli albori del XIII secolo, epoca di grande floridezza per la città di Varese.

L’intervento si svolse in più fasi, partendo dal rinnovo dell'abside e lasciando inalterata la parete nord. Malgrado una assoluta carenza di notizie dirette riguardanti il battistero tra il 1200 e il 1350, da un’analisi degli elementi decorativi interni si può desumere che i lavori si conclusero entro la metà del XIV secolo, quando sulla parete sud fu realizzata la teoria degli Apostoli e quella dei Santi.

Nel XII secolo furono abbattute la facciata, il presbiterio e i due lati meridionali.

In seguito alla visita pastorale dell'arcivescovo Carlo Borromeo del 1567 che alcuni decreti aprirono una nuova epoca di ristrutturazioni.

La cappella maggiore, dipinta e completa di altare staccato dal muro, era arricchita da un'ancona raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Celso, mentre sulla parete di fondo era affrescato il Battesimo di Cristo, reso in modi analoghi al pannello scolpito della vasca battesimale.

L'oratorio di Santa Marta, considerato come la parte veramente antica dell'edificio, era coperto da una volta di stile.

Dal 1875 si operò la demolizione e il rifacimento sia della parete nord altomedievale dell'originario Battistero sia della volta dell'ambiente maggiore.

Tra il 1948 e il 1950 il secondo determinante intervento definì l’assetto interno con l'eliminazione dell'arredo barocco, dei quadri, del confessionale, delle balaustre del presbiterio, della cancellata e del ciborio annessi al fonte battesimale. In ambito architettonico si giunse alla eliminazione del doppio arcone gotico. Il paramento murario esterno fu però soprattutto oggetto di intervento nell’ultimo progetto di restauro eseguito agli inizi del nuovo millennio.

 

Lunedì, 04 Aprile 2016 12:52

Accademia Carrara (BG)

Restauro, adeguamento e messa in sicurezza di interni ed esterni
Restauro di intonaci, decorazioni, serramenti lignei decorati, elementi lapidei

 

Accademia Carrara (BG)
23/10/2008 – 28/02/2013

L'origine della pinacoteca si deve al conte Giacomo Carrara, mecenate e collezionista con un generoso lascito alla città di Bergamo alla fine del settecento.
Alla morte del conte, nel 
1796, tutti i suoi beni furono dati in gestione a una Commissarìa a favore dell'accademia che li gestì fino al 1958 quando la gestione passò nelle mani del comune di Bergamo. Nel 1810 fu costruito un nuovo edificio in forme neoclassiche progettato dall'architetto Simone Elia, allievo di Leopoldo Pollack.

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Restauro monumento commemorativo ad Antonio Stoppani.

Lecco
12/03/2015 – 26/06/2015

In località Maddalena a Lecco, in posizione prospiciente il lago, vi è una monumentale struttura ad esedra a forma di emiciclo avente in passato la funzione di lavatoio pubblico. In posizione centrale rispetto a tale costruzione è posta la statua in bronzo raffigurante, a figura intera, l’abate e scienziato Antonio Stoppani.
I due manufatti in realtà non sono contemporanei.
La statua è antecedente: venne realizzata dallo scultore Michele Vedani e inaugurata nel 1927 per commemorare l’illustre studioso lecchese morto nel 1891. Inizialmente trovò collocazione in Piazza dei Mille, all’interno del giardino pubblico sul lungolago.
Solo sei anni dopo, nel luglio del 1933, in prossimità della foce del fiume Gerenzone e prospiciente lo stesso piazzale ebbero avvio i lavori per la costruzione di un nuovo lavatoio, affidati dall’amministrazione comunale alla ditta Mauro Ghisolda di Lecco. Il muro semicircolare, caratterizzato da un rivestimento con lito-klinker rossi, schermava 56 vasche poste a raggiera (tale spazio retrostante è stato poi convertito in locali). Fu durante tali lavori, conclusisi nell’agosto del 1934, che la statua dedicata allo Stoppani venne spostata nell’attuale posizione, al centro dell’esedra.

 

 

Venerdì, 01 Aprile 2016 19:12

Chiesa di S. Maria Nuova, Abbiategrasso (MI)

Restauro delle superfici interne della Basilica di Santa Maria Nuova.

Abbiategrasso (Milano)
12/09/2002 – 14/03/2005

Il più grande edificio religioso della città sorge nel 1365 per iniziativa della Confraternita di Santa Maria della Misericordia e con il contributo dei Visconti, in omaggio ai quali nel 1388 la chiesa assunse la dedicazione di Santa Maria Nascente.
Fu eretta in stile gotico-lombardo, la facciata è inglobata in un quadriportico realizzato nella seconda metà del XV secolo.
L’interno, come ci appare oggi, è il risultato delle radicali modifiche apportate dal Croce nel 1740-41.
Nel presbiterio c’è un imponente altare neoclassico, collocato nel 1819, con ciborio a forma di tempietto ed è opera dei marmorini Albinola e Argenti di Viggiù. L’abside circolare fu realizzata alla fine del Seicento e il coro venne completato tra il 1695 e il 1704.
Ai lati delle navatelle si aprono alcune cappelle (cinque sul lato settentrionale e sei su quello meridionale) che, nel cantiere di metà Settecento del Croce, sono state modificate in profondità.
Nel 1864-70 operò nella chiesa il pittore Giovanni Valtorta, che apportò decorazioni neoclassiche tuttora visibili e modificò le cappelle. Il suo intervento fu accompagnato da quello dei decoratori Piazza e Marinoni, che operarono, a partire dal 1865, nella navata di mezzo, nel presbiterio e nel coro.

 

Conclusione intervento anno 2000        

Immagine anno 2016 

       

Venerdì, 26 Febbraio 2016 11:44

Madonna Addolorata, Civate (LC)

Restauro di statua lignea policroma.

Civate
27/09/2010 – 21/01/2012

L’opera, con incavo all’interno, è fissata su un basamento ligneo, di esecuzione manifestamente più recente rispetto a quella della scultura. L’effige mostra le peculiari caratteristiche iconografiche dello schema compositivo della “Pietà”: la Madonna, seduta, sostiene sulle proprie gambe il corpo ormai esanime del Cristo. Il restauro ha consentito di riportare alla luce elementi di notevole pregevolezza esecutiva, prima celati da pesanti rifacimenti, quali la raffinata doratura che segue le ondulazioni delle chiome e della barba del Cristo e dei capelli della Madonna, nonchè la raffinata decorazione della veste della Madonna, eseguita sia pittoricamente che con tecnica a incisione e bulino.


 

 
 

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