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Santi Pietro e Paolo, Villa Vergano (LC)
Restauro delle superfici interne della chiesa dei Santi Pietro e Paolo
Villa Vergano, (LC)
01/09/2014 – 06/06/2016
Se la fondazione della parrocchia di Villa Vergano risale al 1588, l’esistenza della chiesa dei Santi Pietro e Paolo è già storicamente convalidata nel XIII secolo, mentre altre fonti non confermate ne ricondurrebbero le origini persino al IX secolo.
Riferimenti alla parrocchia dell’epoca di san Carlo Borromeo attestano, ad esempio, che la struttura della chiesa dei Santi Pietro e Paolo aveva già acquisito le cappelle laterali oggi esistenti, che invece non comparivano nel censimento duecentesco dei beni religiosi diocesani di Goffredo, lasciando supporre per l’edificio dimensioni iniziali plausibilmente più ridotte. La relazione stilata dall’arcivescovo Giuseppe Pozzobonelli nel 1789, in occasione della sua ispezione delle parrocchie della pieve oggionese, censisce invece l’istituzione nella chiesa dei Santi Pietro e Paolo del Sodalizio senz’abito del Santissimo Rosario, a cui è stata annessa la ben più antica Scuola del Santissimo Sacramento fondata nel XVI secolo.
Nel 1900, in seguito alla sua prima visita, l’arcivescovo Andrea Carlo Ferrari fornisce un elenco dei diversi edifici religiosi siti all’interno dei limiti parrocchiali, annoverando gli oratori di San Rocco in Vergano, San Sigismondo in Figina, Beata Vergine del Carmine, detto del Pestallo, a levante di Vergano e San Luigi Gonzaga al castello Bellavista.
Dal 1972 con la revisione dell’organizzazione territoriale della diocesi di Milano la parrocchia appartiene al decanato di Oggiono nella zona pastorale III di Lecco.
San Calocero, Civate (LC)
Restauro e recupero degli interni ed esterni della chiesa
Civate, (LC)
Restauro di dipinti romanici della Basilica: 1981
Restauro della cripta della chiesa: 01/11/2006-15/05/2008
Restauro e recupero dei resti archeologici della chiesa: 01/01/2007-31/12/2007
Restauro e risanamento conservativo di alcune aree (interni ed esterni): 20/09/2012 – 27/02/2015
Restauro delle superfici interne Basilica di San Calocero in Civate: 15/05/2017 - 21/12/2017
La chiesa di San Calocero, ora parte dell’Istituto dei Ciechi, fin dal 1018 è il centro del complesso monastico benedettino di Civate. L’attuale edificio risale, nella sua struttura fondamentale, all’XI secolo, benchè nel XVIII secolo si sia verificata una radicale trasformazione che apportò la costruzione delle volte sopra la navata centrale. A questo intervento si deve l’occultamento del ciclo di affreschi romanici della navata ora diviso in due parti, una sopra le volte ed una al di sotto.
La cripta romanica, risalente alla prima fase costruttiva della chiesa, si erge su colonne di granito da cui si dipartono voltine a crociera ricche di decorazioni ed intonaci di periodi differenti, che si sono sovrapposti tra loro nell’iter storico della chiesa. L’aspetto tuttora visibile dell’insieme è ornato da decorazioni seicentesche compagne dei dipinti apposti alle pareti, serie di figure che, all’interno di nicchie, scandiscono l’andamento architettonico delle campate.
La navata della chiesa è sormontata da una copertura realizzata con volte seicentesche che si innalzano sopra un impianto romanico a cui sono connesse da un cornicione e che suddividono la navata stessa in più campate. Ogni volta offre degli affreschi a sé coevi racchiusi in medaglie realizzate con cornici in aggetto. Nelle pareti della navata centrale sono presenti interessanti brani di un più vasto ciclo di affreschi romanici, già oggetto di un precedente intervento di restauro.
Le due absidiole laterali attualmente non si inseriscono nella struttura architettonico-liturgica della chiesa, ma sono impiegate per altri usi, dopo aver subito delle notevoli trasformazioni nel loro impianto originario. L’abside settentrionale presenta brani cinque-settecenteschi, che molto probabilmente nascondo vestigia più antiche, quali una monofora tamponata sita al centro dell’abside. La absidiola meridionale si presenta su di un piano rialzato rispetto al presbiterio dell’abside centrale e tra i diversi scialbi ed intonaci presenti se ne trovano anche due, di epoche tra loro differenti, affrescati. Uno è sito su di un antichissimo tamponamento tra l’abside laterale e quella centrale, mentre l’altro risulta più antico ed è posto sulla lesena dell’arco divisorio tra le due architetture.
Santuario della Madonna del Moletto, Limonta (LC)
Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne
Affreschi, decorazioni murali, dipinti murali, finto marmo e stucchi – opere del Seicento
Limonta, fraz. di Oliveto Lario (LC)
01/12/2005 – 03/11/2007
La chiesetta dell’Annunciazione è ubicata in caratteristica solinga posizione al Moletto di Limonta, sopra un roccione a picco sul Lario e alla sua storia sono legate tante vicende di quel lembo di terra ambrosiana, dalle controversie di confini con Bellagio ai miracoli secenteschi alla guerra austrofrancese del 1799. L’edificio molto semplice è formato da due costruzioni sovrapposte, ricavate nel taglio della roccia: la più antica eretta nel 1606 e la seconda ad essa sovrapposta e di maggiori dimensioni appartenente al 1623; le opere vennero volute dal letterato comasco padre Roberto Rusca, allora vicario dell’abate del Monastero di S. Ambrogio di Milano.
La chiesa inferiore, di circa m 5 x 4, con volta a botte, presenta sul piccolo altare un affresco con il Riposo durante la fuga in Egitto, databile appunto al 1606 ed attorniato da eleganti rilievi a stucco attribuibili al 1623; la volta comprende anche altri stucchi e simboli dipinti successivi, più volte ripresi con rifacimenti e tinteggiature. Nell’aula superiore, di circa m 7,60 x 4, spicca la bellissima e colorita decorazione ad affresco della volta, della controfacciata e del presbiterio, che rappresenta il più notevole ciclo di derivazione morazzoniana del territorio: essa è opera dei fratelli Giovanni Battista e Giovanni Paolo Recchi realizzata negli anni Quaranta del Seicento.
L’edificio è stato soggetto a diversi interventi, nel 1936 e 1947, di cui non si conosce l’entità e la natura, presumibilmente però concernenti il risanamento delle murature; nel 1976 Paola Zanolini ha operato sugli affreschi, mentre all’esterno sono stati compiuti altri lavori di rafforzamento e la sistemazione del tetto.
L’approfondita illustrazione dei complessi temi mariani del ciclo è stata eseguita da Giovanna Virgilio nel 1997 per il periodico “Materiali” dei Musei Civici di Lecco.
Santa Maria, Puria (CO)
Restauro delle superfici interne
Affreschi, dipinti murali, decorazioni, stucchi, stucco lucido, finto marmo ed intonaci
Puria, Valsolda (CO)
01/04/2007 – 31/03/2009
San Nicolò, Piona di Colico (LC)
Restauro di alcune superfici interne
Piona, fraz. di Colico (LC)
19/01/2015 - 27/03/2015
Sant'Ambrogio, Vignate (MI)
Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne
Dipinti murali, affreschi, decorazioni, elementi lapidei
Vignate (MI)
25/11/2013 – 24/07/2015
Sant'Abbondio, Somana di Mandello (LC)
Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne della chiesa di Sant’Abbondio
Affreschi, decorazioni, dipinti murali, intonaci, elementi lapidei, elementi lignei
Somana, fraz. di Mandello del Lario (LC)
18/07/2011 – 15/05/2012
Le prime notizie storiche circa un luogo di culto nel borgo di Somana risalgono al 1531 anno in cui risulta esserci un “oratorio” dedicato a Sant’Abbondio, consistente molto probabilmente in una semplice aula con qualche rappresentazione sacra. A partire dal 1715 viene fondato un legato dalla famiglia Carizzoni e vi erano vari sacerdoti e l’oratorio era stato provvisto, dietro varie sollecitazioni vescovili, anche di una sacrestia, diventando sempre più una vera e propria chiesa dove finalmente iniziava a celebrarvisi la messa. L’oratorio tuttavia risultava sempre più piccolo e così già al finire del 1803 si cominciò a costruire la nuova chiesa, opera conclusasi nel 1805, dedicata come l’oratorio a Sant’Abbondio. Venne edificata a navata unica, in stile rinascimentale e con una sola cappella laterale dedicata alla Madonna. L’oratorio fu trasformato in sala parrocchiale, l’antica sacrestia venne trasformata in cucina e con l’aggiunta di altri due locali si ebbe la casa per il vicario. E nel 1858 si conclusero le pratiche per l’istituzione della parrocchia indipendente di Somana; nel 1876 è la consacrazione della chiesa parrocchiale e già nel 1897 venne ingrandita di 4.5 m costruendo una nuova campata (la prima entrando) e anche il proporzionale ingrandimento di tutto il sagrato. Nel 1921 il terzo parroco, don Giuseppe Peduzzi costruì la nuova casa parrocchiale ed modificò la facciata della chiesa secondo il disegno dell’architetto Zanoni. Il vecchio oratorio di Sant’Abbondio divenne, dopo la costruzione della nuova sacrestia, il centro dell’Oratorio maschile.
Nel 1930 il Parroco dispone l’arretramento dell’altare maggiore di circa 2 metri, per opera del capomastro Tagliaferri, al fine di ingrandire il presbiterio ed adornarlo con un coro ligneo. Nel 1932, dopo aver sistemato il tetto e le finestre, venne incaricato il pittore Busnelli di realizzare l’impianto decorativo della chiesa, che completò in due anni.
Nel 1954 viene effettuato il rifacimento del tetto in ardesia e sei anni più tardi (1960) vengono inaugurati la nuova pavimentazione in marmo, il nuovo battistero e la nuova cappella laterale ed altri lavori. La facciata già oggetto di intervento nel 1921 viene nuovamente rivista nel 1965. Numerosi sono stati inoltre i lavori di manutenzione che, nel corso dei decenni, hanno riguardato il campanile.
Attualmente l’edificio è composto da un’unica navata a base rettangolare e da un presbiterio a base quadrangolare chiuso da una abside semicircolare costituente il coro.
La navata è suddivisa in quattro campate scandite su entrambe le pareti da lesene e a cui corrisponde una volta a botte quale copertura: di essa la parte centrale è occupata nella zona di culmine da un grande riquadro rettangolare al cui interno è dipinta la scena di S. Abbondio Vescovo in gloria. Le lunette delle volte sono arricchite con raffigurazioni di santi; su ciascuna lunetta del lato ovest una coppia di tali rappresentazioni affianca una finestra rettangolare. Sulla parete est, delimitate dalle tre lesene più vicine al presbiterio, vi sono due cappelle in cui sono collocati rispettivamente un altare dedicato alla madonna di Lourdes ed un confessionale ligneo.
La volta del presbiterio è decorata da un tondo all’interno del quale sono riprodotti l’Agnello ed il Libro. Le due lunette ripropongono lo schema già descritto per la navata: entrambe sono ornate con figure di santi e solo su quella ovest si apre una finestra. Sulla volta del coro invece è riprodotta l’immagine del Sacro Cuore. Le pareti del presbiterio e del coro sono dipinte con cinque affreschi raffiguranti scene della vita di Cristo, ad eccezione del dipinto centrale nel quale sono riprodotti due angeli i quali prospetticamente affiancano il pinnacolo del tabernacolo.
Santa Marta (LC)
Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne ed esterne
Restauro di affreschi, decorazioni, intonaci, statue lignee, elementi lapidei
Lecco
13/06/2011 – 31/12/2011
L’edificio sorse nel corso del XIII secolo ma venne ricostruito nella prima metà del secolo XVII; tale opera, insieme al rifacimento della facciata nel corso del XVIII, diede al tempio l’attuale impianto di stile barocchetto.
La chiesa, dedicata ai santi Calimero e Marta, si compone in primo luogo di un presbiterio rettangolare ,coperto da una volta a botte ungulata decorata con un affresco raffigurante la Gloria di S. Marta e finte architetture nelle quali sono inserite le raffigurazioni delle virtù, illuminato da una finestra posta nel grande lunettone della parete di fondo; completa la struttura un’unica navata a pianta rettangolare.
Tra le principali campagne di manutenzione si citano in primo luogo una serie di generici lavori di ripristino ( imbiancatura, altare, nicchie laterali, riparazioni tetto) diretti tra il 1816 – 1823 dall’ Arch. Giuseppe Bovara; nel 1949 intervenne il pittore Edoardo Fumagalli il quale, seguendo un’usanza all’epoca ancora diffusa in talune regioni, riprese completamente i dipinti dopo aver eseguito ampie stuccature che coprivano gran parte dell’affresco; nel 1988 venne realizzato il complesso restauro delle superfici decorate del presbiterio ad opera del restauratore Giacomo Luzzana.
San Giovanni Evangelista, Galbiate (LC)
Restauro delle superfici interne ed esterne
Affreschi, dipinti murali, decorazioni, intonaci, lapidei, finti marmi, stucco lucido
Galbiate (LC)
15/01/2007-17/11/2010
Già attestata a partire dalla fine del Duecento, venne probabilmente edificata in periodo antecedente, come sembrerebbero testimoniare da un lato l’iniziale dedicazione a San Vittore (concordemente ritenuta indice di vetustà), dall’altro elementi architettonici di origine romanica, come gli archetti pensili esterni; inoltre analisi al C14 hanno collocato alcuni frammenti lignei tra il IX ed il X secolo.
Nel Quattrocento fu ampliata e dedicata a San Giovanni Evangelista, per poi venir abbellita con decorazioni interne nel corso del Seicento per opera di maestri lombardi; già nel 1566 venne giudicata da San Carlo Borromeo, nel corso di una visita pastorale, “abbastanza ampia e bella”.
Nel corso del Settecento vide una radicale ristrutturazione ad opera di Antonio Quadrio, architetto appartenente alla Fabbrica del Duomo di Milano; vennero realizzati il coro, le due cappelle centrali, vennero innalzati tutti i muri maestri, vennero ristrutturate le cappelle laterali, eliminando le prime due per dar posto ad organo e pulpito.
Verso la fine del Settecento la chiesa raggiunse in pieno la sua conformazione attuale grazie alla realizzazione del porticato esterno (1773), dell’ossario (1779) ed alla sopraelevazione del campanile su progetto dell’ing. Brioschi ed a cui collaborò l’arch. Bovara.
Nel secolo scorso vennero condotti interventi di restauro inerenti le superfici interne, tra cui sono da citarsi le opere di restauro della volta eseguite durante il periodo di reggenza del parroco don. Ermanno Sironi (1943-1977).
Padre Eterno, V. Carpaccio
Dipinto su tela raffigurante il "Padre Eterno"
Sirtori (LC)
01/01/2000 – 14/01/2002
"..Il dipinto raffigurante il Padre Eterno con angeli fu donato alla parrocchia nel 1866 da Maria Manara, madre di Luciano Manara, eroe del Risorgimento morto nel 1849 a Roma, a soli 24 anni. La tela non era mai stata presa in considerazione dai critici, ed era tradizionalmente attribuita a Luca Signorelli per via della presenza di una firma sul risvolto delle manica destra di Dio padre. Un recente restauro ha fatto sì che si scoprisse che si trattava di un'iscrizione apocrifa, apposta all'inizio dell'800. La tela è stata quindi riconosciuta come opera di qualità elevata, degna di essere oggetto di approfondimento storico-critico, volto a ricostruire le modalità attraverso le quali è giunta nella parrocchia lecchese e la sua problematica attribuzione. È stato attraverso gli innumerevoli richiami alla pittura veneta di inizio '500, da Giorgione e Giovanni Bellini e Cima da Conegliano, che si è giunti all'individuazione come autore di Vittore Carpaccio e a una datazione dell'opera tra il 1515 e il 1520. È ipotizzabile che la tela facesse parte di un'opera di dimensioni maggiori, probabilmente una pala d'altare.."
Dal 'Corriere della Sera' milano, 11 marzo 2011