Restauro chiese

Chiesa dei Santi Faustino e Giovita (MI)

Restauro e risanamento conservativo delle superfici interne della chiesa dei Santi Faustino e Giovita
(Affreschi, decorazioni, dipinti murali, intonaci, stucchi, lapidei)

 

Lambrate,  loc. Ortica (MI)
02/07/2008 – 30/08/2010

 14/09/2015  - 29/01/2016   

 

 

Gli studi storiografici più autorevoli sostengono che in luogo dell’attuale tempio esisteva un sacello risalente ad un periodo compreso tra il IX secolo ed il XI secolo. La chiesa dei Santi Faustino e Giovita fu consacrata la prima volta nell’anno 1370. A seguito di grandi lavori di rinnovo vi fu una seconda consacrazione avvenuta nell’anno 1519.

L’edificio attualmente si presenta composto da un’unica navata centrale sulla quale si aprono due cappelle laterali ed un articolato presbiterio. La cappella sita, rispetto all’entrata, sul lato sinistro della navata è dedicata alla Madonna delle Grazie, esistente almeno sin dal 1641, mentre quella collocata sul fianco destro è dedicata a S. Giuseppe,  il quale è rappresentato in tre tele che, insieme a raffinate decorazioni in stucco, ornano il vano.

Il presbiterio si configura invece come una complessa struttura costituita da anditi tra loro collegati da archi; questo ben congegnato insieme di spazi culmina in un abside di dimensioni palesemente ridotte rispetto all’estensione del corpo centrale.

A sinistra del presbiterio è ubicata la porta d’ingresso alla sacrestia. Questa stanza con ogni probabilità era originariamente formata da due ambienti distinti così come suggerito dalla presenza di due volte separate e di un architrave centrale: le ricerche storiografiche più attendibili hanno trovato traccia documentale dell’esistenza, almeno fino al 1582 data dell’ultima citazione all’interno dei resoconti delle visite pastorali, di una cappella esterna dotata di un altare dedicato alla Santa Trinità e decorata da pitture in volta; la tesi più diffusa ipotizza che tale spazio andò successivamente a far parte della sacrestia. Attualmente le volte composite sono ornate con decorazioni a grottesche mentre le lunette riportano al loro interno raffigurazioni a mezzobusto di Santi sia femminili che maschili; queste rappresentazioni di santi furono scoperte sotto uno strato di scialbo dall’abate Giuseppe Caselli nel 1827.

Antecedentemente ai recenti lavori di restauro erano individuabili tre distinte fasi decorative: la prima includente gli affreschi cinquecenteschi presenti sulle lunette, sulle volte e sulla parete destra della sacrestia, la seconda comprendente i dipinti settecenteschi della volta a botte della navata e della metà apicale dell’arco trionfale, e la terza consistente nelle molteplici tinteggiature stese durante gli ultimi decenni sulle restanti superfici. Da queste campagne decorative si differenziavano due dipinti. La rappresentazione dell’Hecce Homo la quale, con ogni probabilità staccata a massello dall’abside durante l’ampliamento della stessa avvenuto nei primi anni del XVII secolo in contemporanea con la presenza nel tempio lambratese dei Fiamminghini, fu poi inserita nella parete destra della navata. L’affresco della Madonna delle Grazie, la cui realizzazione è collocata dagli studi storiografici più credibili tra la fine del dodicesimo secolo e l’inizio del tredicesimo, fu staccato a massello con ogni probabilità dalla parete sinistra della navata in occasione della coeva costruzione della cappella dedicata alla Beata Vergine, citata per la prima volta nel 1641, in cui poi venne posizionato; il dipinto venne nuovamente interessato negli anni ’60-’70 del novecento da un ulteriore stacco, riuscito solo in parte sì da avere talune zone rimosse a strappo, la cui realizzazione fu possibile in quanto l’effige della Madonna con Bambino fu eseguito su un intonaco di circa 3-4 mm sopra ad un precedente apparato pittorico formato da scritte ed elementi decorativi significativi messi in luce durante tale intervento. L’affresco fu poi ricollocato nel medesimo luogo, previa formazione di una cornice liscia in leggero rilievo.